labadia : La Basilica

/articoli/foto/4c10bf645e82b.jpg Nel 1025 S. Alferio aveva già costruito la sua chiesa, che aveva una sola navata. Questa nel 1092 fu ampliata e trasformata in basilica a più navate da S.Pietro I abate.
L’attuale basilica sorse invece nel 1761 per iniziativa dell’abate D. Giulio De Palma e su disegno dell’architetto Giovanni del Gaizo, il quale, qualche anno dopo, progettò anche la facciata, che sarà realizzata utilizzando pietra lavica. Vi fu un tentativo di bloccare i lavori, ma i monaci seppero blandire Carlo di Borbone sostenendo che "... le povere parrocchie di Cava avevano chiese migliori che non ha il monastero tanto ricco di rendite".
Nel 1778, la nuova chiesa era pronta. Seguendo i criteri dell’epoca, la vecchia basilica venne abbattuta, ad eccezione della cappella dei SS. Padri e delle fondamenta, che furono rinforzate. L’interno della basilica, specialmente dopo il moderno rivestimento delle pareti e la pavimentazione con marmi policromi, è luminoso ed armonico. La prima cosa che attira l’attenzione del visitatore della basilica è l’ambone con mosaico del secolo XII. E’ molto probabile che sia un dono del re di Sicilia Ruggiero II, il quale volle che la regina Sibilla, sua seconda moglie morta a Salerno nel 1150, fosse seppellita nella chiesa della badia e le fosse edificata una magnifica tomba ornata di mosaici, di cui si conserva solo il sarcofago. Il seppellimento nella chiesa o nel cimitero della badia era ordinariamente accompagnato ad una donazione. Dell’antica basilica, oltre all’ambone, resta ancora, in fondo alla navata destra, la “Cappella dei SS. Padri”, ristrutturata e rivestita di marmi policromi (mosaici fiorentini) nel 1641. Subito dopo la balaustra, prima della cappella seicentesca, si notano sulle pareti quattro statue marmoree, notevoli quelle cinquecentesche di S. Felicita e di S. Matteo. Procedendo, a destra è - la cella grotta - di S. Alferio con l'urna che ne custodisce le reliquie e resti di affreschi parietali del XIV secolo; a sinistra è l’altare di S. Leone con la sua urna e, sulla parete, altre reliquie di santi; di fronte l’altare del SS. Sacramento con l’urna contenente le reliquie di S. Costabile. Gli affreschi della basilica sono opera del pittore calabrese Vincenzo Morani, che nel 1857 vi rappresentò: sulla volta del coro “S. Alferio in contemplazione della SS. Trinità”; nella cupola una visione dell’Apocalisse, cioè l’”Adorazione del Redentore”; nel transetto a destra la “Morte di S. Benedetto” con altre scene della sua vita e santi e sante benedettini; a sinistra la “Resurrezione” con profeti ed apostoli. Il suo capolavoro però è la tela della “Deposizione dalla croce”, che si trova sull’altare del transetto a sinistra. Sono da notare inoltre il quadro del primo altare a destra dell’ingresso rappresentante “S. Mauro” di Achille Guerra, il trecentesco altorilievo della Madonna con Bambino tra San Benedetto e Sant'Alferio, opera di Tino da Camaino, la porta del battistero (sec. XVI) a sinistra e il portale marmoreo con la bellissima porta cinquecentesca della sagrestia. Sotto i 12 altari della basilica sono deposte le reliquie dei 12 abati santi o beati della badia. Nel paliotto è inserita una lastra di marmo dell'XI secolo. Accanto alla chiesa è da segnalare la fontana realizzata nel 1772 da Tommaso Liguoro.